“Ma che palle sto francese…”
“Ma perché dobbiamo fare sto cavolo di francese…”
“Ma perché noi dobbiamo fare francese e i Francesi quando vengono qua non sanno una parola d’italiano…”
“Ma perché non facciamo inglese invece del francese che non serve a niente…”
“La lingua dei Valdostani è il patois mica il francese…”
Ecco le riflessioni che sovente si sentono, senza elevarmi a saccente proverò a esporre il mio punto di vista a riguardo:
• Non si deve confondere la francofonìa con la francofilìa: parlare francese non significa essere Francesi.
• un brevissimo accenno storico: basti citare che la Vallée d’Aoste ha adottato come lingua ufficiale il francese già nel 1536, anni prima della corte di Parigi, della Francia stessa. Il fascismo con metodi anche violenti sia fisicamente che psicologicamente ha tentato di sradicare la nostra cultura e quindi anche il francese in Vallée d’Aoste. Questa sarebbe già una buona ragione per difendere questa lingua pur di non darla vinta a Mussolini e ai suoi squadristi… Quest’ultima motivazione potrebbe apparire semplicistica, ma occorre ricordare che la nostra autonomia, purtroppo fagocitata negli anni da apparati politici lassisti, è stata “concessa” essenzialmente perché i Valdostani sono una minoranza linguistica.
Quest’ultimo atout è la base per rivendicare il nostro diritto a autodeterminarci come Popolo.
• In Vallée d’Aoste hanno convissuto per secoli due lingue sorelle: il Francoprovenzale utilizzato come lingua veicolare nonché scritta e il francese sia nella quotidianità che come lingua di cultura. Una è complementare dell’altra e non antagonista, unicamente come tali possono continuare a sussistere.
• La conoscenza di un’ulteriore lingua apre le porte al mondo dandone una visione diversa e più ampia. Sul mercato globale, considerato il percorso scolastico obbligatorio, dovremmo essere “immessi” come bilingui in quanto perfetti locutori di italiano e francese. Obbiettivamente per quest’ultimo non ci sono stati dati i supporti per padroneggiarlo a dovere, questo è un grosso danno che gli “enti politici competenti” hanno arrecato alle nostre generazioni propinandoci una scuola a riguardo spesso viziata da latitanza di programmi didattici non espressamente concepiti per un reale bilinguismo applicato.
• Un maggiore sviluppo dell’insegnamento della lingua inglese non è solo auspicabile, bensì un atto dovuto per creare una nuova società valdostana veramente multilingue preparata per il mercato mondiale e soprattutto composta da individui emancipati in tutte le sfumature.
Dopo aver letto queste riflessioni ovviamente un’altra domanda s’impone: “ ma allora perché non hai scritto tutto questo in francese?” Semplicemente perchè sono il frutto di un albero cresciuto negli ultimi 50 anni e soprattutto “per condividere concetti chiari occorre spiegarsi nel miglior modo possibile con il maggior numero di persone”: così mi insegnò un mio bravissimo professore delle medie.
Ecco perché milito in Pays d’Aoste Souverain, un movimento popolare che in quanto tale procede sulla strada per l’indipendenza con la creazione di basi sicure per la Vallée d’Aoste.
Uno sgabello per reggere deve essere composto da tre gambe: cultura, sanità, economia e uno schienale il benessere, senza uno di questi elementi cade. Purtroppo fino a oggi abbiamo assistito essenzialmente a amministrazioni che si sono adagiate unicamente sullo schienale non occupandosi minimamente delle gambe…
Pour Pays d’Aoste Souverain Christian Sarteur