Crediamo nell’Utopia

Crediamo nell’Utopia

Pour Pays d’Aoste Souverain Luigi Fosson

Crediamo nell’Utopia! L’Indipendenza della Valle d’Aosta

Ormai in questo periodo pre-elettorale le professioni di indipendentismo si sprecano.

Una volta raggiunto lo scopo, la poltrona, sarà facile dire che tanto l’Indipendenza non si può realizzare, che è un’utopia, che in molti ci hanno già provato e, dulcis in fundo, che comunque non ci saranno mai le risorse economiche.

L’indipendenza è un traguardo difficile e certamente non vicino: lo sanno bene Catalunya, Paesi Baschi, Scozia. Ma lo sanno anche Slovenia, Croazia, Kosovo, Repubblica Ceca, Slovacchia e tanti altri che hanno creduto nell’Utopia che a noi tutti, solo trent’anni fa, pareva irrealizzabile e che hanno vinto.

Se un popolo non può decidere per se stesso lo farà qualcun altro e certamente lo farà per il proprio interesse. Vista la quantità di abitanti della Vallée d’Aoste paragonabile a poco più di un quartiere di Milano, la missione non è impossibile: è sufficiente che innanzitutto i Valdostani credano in loro stessi e si liberino del complesso di inferiorità dovuto a anni di lassismo della politica valdostana e della subdola azione colonizzatrice iniziata con le maestrine del fascio.

E in più, noi e solo noi, abbiamo una legge Costituzionale, lo Statuto, che prevede la Zona Franca e su quell’applicazione la battaglia è legalmente corretta e non oppugnabile in alcun modo.

Proprio dalle risorse che i nostri politici, abituati ad anni di dipendenza e di vacche grasse, affermano che verrebbero a mancare, vorremmo partire.

La spesa pubblica ha due settori principali dai quali non può derogare: l’istruzione e la sanità.

In questi settori si possono evitare sprechi, ma guai a tagliare fondi nella costruzione del futuro dei giovani e nell’assistenza alla salute di noi tutti.

Per tutto il resto la Valle d’Aosta, libera ed indipendente, dovrà comportarsi come per secoli hanno fatto le famiglie valdostane: spendendo un pochino meno di quanto incassavano.

La realizzazione della sub-utopia, la Zona Franca, consentirebbe risparmi nella vita di tutti i giorni ed attirerebbe risorse dall’esterno, sia per il turismo che per l’industria, aumentando così notevolmente le entrate dei valdostani e, di conseguenza, quelle delle nostre casse pubbliche.

Le partecipate come CVA e lo stesso Casinò saranno dei motori importanti.

Ma è nella gestione quotidiana della macchina pubblica che si dovrà razionalizzare, evitare gli sprechi, renderla efficiente.

Ci chiedono: chi pagherebbe la Polizia, l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza? Semplicemente non ce ne sarebbe bisogno. Abbiamo già un Corpo Forestale, radicato nel territorio, le varie Polizie Comunali, il Corpo dei Vigili del Fuoco. Coordinandoli tra loro e formandoli in modo specifico per i vari settori, garantirebbero la sicurezza e i controlli.

L’apparato burocratico esistente è certamente sufficiente e, aumentandone l’efficienza in alcuni settori e razionalizzando le leggi e i regolamenti si otterrebbero risultati impensabili.

Occorre però, in questo settore, un cambio generale di mentalità: smetterla di pensare alla romana, complicando le norme o peggio creandone di nuove, apparentemente semplificatrici, senza abrogare quelle esistenti. Ognuno di noi, quotidianamente, si scontra con questa realtà ed è ingiusto addossare ai dipendenti pubblici responsabilità che sono dei politici che non semplificano, non abrogano, ma spesso, per togliersi responsabilità, complicano. Lo snellimento burocratico sarebbe la prima grande risorsa e consentirebbe a molti dipendenti pubblici, che ora sono spaventati al pensiero di intraprendere, di spostarsi nel settore privato diventando essi stessi imprenditori. I Valdostani residenti, sono talmente pochi che c’è bisogno che guidino l’economia della loro Valle.

Su questi temi, senza aspettare l’Indipendenza, si può lavorare da subito e, facendolo, i politici potrebbero recuperare un minimo di quella credibilità che è ormai irrimediabilmente perduta.

Ma il cambio di mentalità più importante è credere in questa Utopia. Crederci a tal punto da parlarne e insegnarla ai bambini, raccontar loro di un posto, di una Regione, di un Ducato che già nel ‘500 si confrontava alla pari con gli Stati d’Europa e che è autonomo da un millennio!

E all’Europa, la Valle d’Aosta Indipendente, farebbe riferimento. Una Europa delle Etnie, dei popoli che parlano lingue meno diffuse, che hanno vissuto uniti a ridosso delle stesse montagne per secoli, ma che ora dipendono da capitali di stati distanti.

E’ una UTOPIA? Magari, ma ci farà bene crederci e ne potrà fare alla nostra Valle.